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News :: 2012


A Gavello, frazione di Mirandola la Fondazione Prosolidar è intervenuta all'indomani del sisma, acquistando trenta brandine per il campo: Riportiamo una testimonianza.

Gavello, una piccola frazione nemmeno segnata sulle carte, ma con gente vera che sta vivendo insieme a tutti gli altri la storia infinita di questo teremoto che non vuole smettere mai!
Paura, rabbia, angoscia, desolazione, disperazione. Tanti stati d’animo concentrati nello stesso luogo, la tendopoli di Gavello. Mai avrei pensato di scrivere un giorno un articolo su questo argomento.

Invece l’impensabile è accaduto ed il terremoto in Emilia ha colpito pure questo piccolo paesino della Bassa, il tipico paesino in cui tutti si conoscono e si sa tutto di tutti, il mio paesino.

Il terremoto non è solo Sant’Agostino, Finale Emilia, San Felice sul Panaro, Mirandola, Concordia ma è anche tutte le piccole frazioni che gravitano intorno a questi Comuni. Gavello è una frazione di Mirandola la cui popolazione è composta per lo più da anziani. I giovani sono pochi e la maggior parte delle attività ruota nel settore dell’agricoltura, attorno a melonaie e frutteti.

Anche qui, seppur non se ne parla, il terremoto ha picchiato forte: con la prima scossa del 20 Maggio sono crollate la Chiesa, il Centro Sociale, molti fienili e le case appartenenti alla via più vecchia del paese, la Corte, lasciando numerosi anziani senza casa. La scossa del 29 Maggio, invece, ha colpito ancor più duramente la piccola comunità perchè non si è limitata a portare con sé solo danni e distruzione, ma anche morte: quella di un giovane ragazzo stimato e conosciuto da tutti i paesani per la positività e l’allegria che era capace di trasmettere, perito sotto le macerie di una delle tante fabbriche crollate, vittima senza colpe di una tragedia insensata ed inspiegabile a cui è difficile trovare una ragione.

Qui la Protezione Civile non è arrivata: gli abitanti si sono costruiti una tendopoli grazie al materiale che avevano a disposizione per la sagra in programma a Luglio: capannine, impianti elettrici, fornelli, elettrodomestici. Il campo sportivo comunale è diventata l’area dove ha trovato accoglienza chi non ha più una casa, chi sta attendendo di sapere se la sua è agibile o meno, chi ha paura e chi trova nella compagnia l’unica maniera per elaborare la tragedia che si è trovato a vivere. A gestire il tutto sono gli ospiti stessi, ognuno con un compito ben preciso: alcuni si occupano della cucina, altri della dispensa e delle docce, altri ancora delle attrezzatture che servono quotidianamente a migliorare lo stile di vita.

Le giornate scorrono tutte uguali, in un clima di atemporalità scandito dal tempo metereologico: sole, afa, nuvole ed oggi la pioggia che ha contribuito al malumore generale. Da tutta Italia arrivano camion carichi di viveri, vestiti ed aiuti e ci si meraviglia che ci possa essere tanta solidarietà al mondo. Sotto le tende gli anziani chiaccherano, i bambini giocano, qualcuno legge il giornale, altri fanno una partita a carte, il Sabato arriva la parrucchiera, la Messa di Domenica. Tutto in una parvenza di normalità seppur la consapevolezza generale è che normalità non è.

Il dolore per i disastri che il sisma ha causato, la paura ad ogni piccolo rumore che ricordi il boato che precede la scossa, il timore nell’entrare in casa che da rifugio dove ripararsi dal resto del mondo è diventata nemica dopo il 20 Maggio, l’angoscia per la propria abitazione che potrebbe crollare da un momento all’altro, la disperazione per aver perso il lavoro e la rabbia contro chi si presume essere responsabile di questa tragedia ricordano che questa non è la quotidianità e che la normalità è lontana così come lo ricordano le domande che ci si pone continuamente senza trovare mai una risposta: se e quanto hanno contribuito le trivellazioni per l’impianto del gas di Rivara? La magnitudo del sisma del 29 Maggio, ovvero 5.8, è reale oppure è stata maggiore (si parla di 7.2) ma è stata celata dal governo per evitare di dover pagare i danni per calamità naturale che, per legge, si applica ai terremoti di magnitudo superiore al 6°?

Domande a cui momentaneamente è difficile dare risposta seppur la speranza è che qualche inchiesta in futuro sarà in grado di far luce anche su questi aspetti. Ci sono però anche alcune certezze tra i terremotati. Una di queste è che il sisma ha spazzato via tutto: non si possono fare progetti futuri perchè nulla sarà più come prima. L’altra è che, se prima la parola “terremotato” era un titolone su giornali e telegiornali riferito agli abitanti dell’Aquila, solo ora ci si rende veramente conto quanto hanno vissuto e stanno ancora vivendo quelle persone, perchè per comprendere la tragedia che causa un sisma bisogna viverlo. Non esiste giornalista, per quanto bravo sia nel suo mestiere, in grado di descrivere e riuscire a trasmettere bene l’idea di cosa significhi veramente “essere terremotato” se non lo ha vissuto in prima persona.

Giulio Oliani – Gavello (MO)

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